Il laboratorio
I capolavori artistici di Oscar Reutersvärd sono lo spunto ideale per collegare arte e matematica e parlare di prospettiva. In particolare quelle di Reutersvärd sono opere basate su un trucco prospettico che si usa chiamare “prospettiva giapponese”, ovvero la possibilità di vedere un oggetto, contemporaneamente in più prospettive, da punti di vista diversi che però consentono una ‘saldatura’ tra le figure risultanti. Si dà luogo dunque ad una figura generale che non può esistere realmente, consentendo di elaborare complesse ed affascinanti messe in scena dal vago sapore surrealista. Prendendo spunto dalla storia delle opere di questo artista recentemente scomparso si sviluppa un laboratorio di inganni della visione e della mente in cui vengono presentate illusioni ottiche di vario tipo, alcune famose, altre meno note, e il loro collegamento con la geometria. I partecipanti si renderanno conto che gli occhi possono venire ingannati e le illusioni ottiche sono spesso sorprendenti. Dietro questi fenomeni ci sono anche “errori di geometria” compiuti dal nostro cervello. A partire da questa consapevolezza i partecipanti indagheranno e costruiranno alcune illusioni famose. Inoltre si parlerà degli inganni della prospettiva e verranno prese in esame alcune opere famose come pretesto per parlare dei vari metodi prospettici come quello dei punti di fuga (punti all’infinito di uno spazio proiettivo), dei punti misuratori, dei punti di distanza e del taglio. Sarà possibile posizionare oggetti di varie dimensioni all’interno di quadri famosi e studiare il fenomeno ottico della visione della profondità, analizzare disegni di artisti di strada, capire come si possono fare foto “impossibili”.
La mostra
Alcuni artisti hanno seguito un filone classico, quello della prospettiva impossibile, come l’olandese Maurits C. Escher ed ancora di più lo svedese Oscar Reutersvärd. Nonostante le sue molte mostre in Italia, questo artista di Lund, recentemente scomparso, non è conosciuto ai più, come nome, mentre le sue opere sono tra le più note. Pochi associano al suo nome queste straordinarie e famose immagini:
Eppure, la sua è una storia di successi.
Nel 1982 le poste svedesi emisero una serie di francobolli sulle sue “figure impossibili”, chiedendone il bozzetto per la realizzazione allo stesso Autore.
Nel 1984, contemporaneamente, alcuni tra i più grandi musei del mondo (Tokio, Stoccolma, New York, …) gli chiesero di celebrare i 50 anni della sua prima “figura impossibile”, con una mostra personale.
Nel 1996, la società che aveva appena terminato di realizzare l’autostrada di Helsingborg gli chiese di arredare con sue sculture il futuristico anello della Malmöleden.
Riconoscimenti di sicuro prestigio, per un artista che, per tutta la sua lunga vita di creatore (dal 1934 al giorno d’oggi), ha sempre e solo disegnato “figure impossibili”, con una appassionata, continua e costante ricerca che ha dell’incredibile per la sua univocità: pochi artisti al mondo hanno saputo essere così fedeli ad un unico tema.
Oscar Reutersvärd è il padre delle “figure impossibili”: insegue la purezza della figura essenziale, tutta geometrica, pulita. Riteneva, infatti, che il bello estetico della sua operazione consistesse nella “figura impossibile” in sé, non nella magia, che pure potrebbe facilmente far scaturire da essa, e che in qualche modo affascina in Escher. I lavori di Reutersvärd sono basati su un trucco prospettico che si usa chiamare “prospettiva giapponese” e che consiste essenzialmente in questo: un oggetto, o una serie di oggetti, vengono visti contemporaneamente in più prospettive (almeno 2, a volte 3) sotto direzioni (punti di vista) diverse, ma in modo tale che vi sia una “saldatura” tra le figure risultanti, in una soluzione generale che non può esistere, realisticamente assurda.
Tratto da Oscar Reutersvard di Bruno D’Amore
I disegni di Reutersvärd
ForMATH possiede 26 opere. Le tecniche utilizzate per i disegni esposti sono:
– acquarello e china su carta di riso tirata a mano e tempera disegnati a mano (13 disegni autentici 20×30 cm).
– serigrafie firmate dall’autore (13 disegni 40×60 cm)