Le iscrizioni online sono aperte. | |||||||||||||||||
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LIVELLO SCOLASTICO | Primaria Secondaria di primo grado Altro | ||||||||||||||||
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La ricerca didattica come lente per l'interpretazione dei fenomeni d'aula
Costo: 40€ La ricerca didattica come lente per l'interpretazione dei fenomeni d'aula
Costo: 35€ per gli iscritti a Incontri con la Matematica 37 |
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TIPO DI PAGAMENTO |
Usufruisco del BONUS scuola (allegare il pdf del Bonus)
Accertarsi che sul buono sia indicata la dicitura "Formazione e aggiornamento. Corsi di aggiornamento enti accreditati / qualificati ai sensi della direttiva 170/2016" NON usufruisco del BONUS scuola (allegare la ricevuta del versamento effettuato)
Effettuare un bonifico bancario intestato a ForMATH Project srl
coordinate bancarie:
IBAN: IT 80 S 05034 02421 000000023464
CODICE SWIFT: BAPPIT21M60
CAUSALE: Iscrizione corso di formazione
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Se la persona iscritta non coincide con l'intestatario o cointestatario del conto corrente da cui si è effettuato il bonifico inserire di seguito i dati dell'intestatario del conto: L'intestatario del conto corrente sono io
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Registrazione effettuata con successo!
A seguito della regolare ricezione delle informazioni, arriverà conferma via mail nei prossimi giorni.
Se entro un mese non avrà ricevuto la mail scrivere a info@formath.it
Iscrizione al convegno Incontri con la Matematica XXXVIII, Castel San Pietro Terme (BO), 22-24 Novembre 2024
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LIVELLO SCOLASTICO | Primaria Secondaria di primo grado Secondaria di secondo grado Università Altro | ||||||||||||||||
PAGAMENTO DI | 100€ per chi si iscrive dal 1° luglio 2024 al 31 luglio 2024 110€ per chi si iscrive dal 1° agosto 2024 al 15 settembre 2024 120€ per chi si iscrive dal 16 settembre 2024 al 18 novembre 2024 | ||||||||||||||||
TIPO DI PAGAMENTO |
Usufruisco del BONUS scuola (allegare pdf del Buono)
Accertarsi che sul buono sia indicata la dicitura "Formazione e aggiornamento. Corsi di aggiornamento enti accreditati / qualificati ai sensi della direttiva 170/2016" NON usufruisco del BONUS scuola (allegare la ricevuta del versamento effettuato)
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coordinate bancarie:
IBAN: IT 80 S 05034 02421 000000023464
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CAUSALE: Iscrizione al Convegno IcM XXXVIII 22-24 novembre 2024
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Convegno XXIX Incontri con la Matematica: rassegna stampa
Math is all around
BERGAMO SCIENZA
Si è concluso il 19 ottobre, Bergamo Scienza: una manifestazione per grandi e piccoli, una manifestazione originale e accattivante fatta di laboratori, spettacoli, esperimenti, tavole rotonde e giochi interattivi basati sulla scienza, in tutti i suoi aspetti: dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla geometria.
La Matematica che da sempre è nemica della maggior parte degli studenti, durante questo festival è stata ridipinta con nuovi colori, gusti e odori. Cambiando la prospettiva infatti, si scopre che la Regina dei numeri non è poi così lontana dalla vita reale.
Spesso gli studenti (di oggi e di ieri) sono spaventati da quei simboli e concetti astratti di cui si compone e con difficoltà riescono ad apprezzarla, finendo per inimicarsela ed evitarla il più possibile.
Bergamo Scienza, grazie anche a ForMath si pone l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla matematica, vestendola con abiti quotidiani: è così che si possono scoprire e svelare molte curiosità…da rimanere senza parole!
Sono partiti quest’anno due laboratori molto interessanti: Numeri di magia e magia dei numeri e Matematica in Cucina.
Il primo focalizza l’attenzione sulla disciplina in sé, che si rivela un perfetto connubio di razionalità e magia. La materia del rigore e della precisione, la materia di regole e teoremi, ipotesi-tesi e implicazioni logiche, si trasforma in una bacchetta magica per affrontare l’intangibile e il mistero.
Con la matematica amica quante magie si possono fare! Quanti trucchi si possono imparare! (cosa aspetti?! È tempo di iniziare! Non è fantasia.. è tutto realtà!)
Il secondo laboratorio parte dall’idea di Enrico Giusti “La matematica in cucina” (Ed. Bollati Boringhieri) e si propone come strumento per indagare e vedere oltre la realtà quotidiana: oltre le forme, le simmetrie e le consistenze culinarie. Nel mondo dei fornelli, tra salsicce, patate e un’occhio matematico per vedere le cose, si possono imparare e capire molti fenomeni grazie alla matematica, di nuovo scienza dei numeri…ma non solo!
Tutto questo limitato a Bergamo?
Per rispettare il famoso detto “se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna”, lo staff di ForMATH vi propone un tour nelle scuole: una serie di incontri nelle classi per poter presentare a tutti gli studenti il potere della matematica e poter così prendere per mano tutti (appassionati e timorosi, piccoli geni e convinti anti-matematichesi). Sono attività pensate per aiutare gli alunni a sconfiggere la noia e la paura, accendendo la fiamma dell’interesse e della motivazione per applicarsi in una delle materie più utili per il mondo di oggi e di domani.
Tutti coloro che sono interessati ad attivare i laboratori nelle proprie scuole possono chiedere informazioni o prenotare un incontro visitando il sito www.formath.it, o mandando una mail a info@formath.it, per diventare testimoni delle magie della matematica e prendere parte al nostro progetto.
Citius!, Altius!, Fortius!
Allineati dietro la linea di partenza non ci sono sportivi con super muscoli, ma studenti con una mente brillante: ecco chi sono gli atleti delle Olimpiadi di Matematica. La finale si è tenuta a Cesenatico dal 9 all’11 maggio e vi hanno partecipato più di 300 studenti delle scuole superiori italiane.
In questa particolare manifestazione i giovani non si sfidano sulla corsa, né sull’ampiezza del loro salto: tutta l’attenzione è posta su problemi scientifici e quesiti logici. La corsa lungo un rettilineo diventa per loro un momento per mettere in moto i neuroni e arrivare alla soluzione… uno sport che forse richiama meno il pubblico generico, ma che attira sempre più curiosi e desiderosi di sfide. Tra le squadre partecipanti, c’era quella del liceo Rambaldi-Valeriani di Imola, formata da 7 studenti: 4 di quarta, 2 di terza, 1 di seconda (di questi 7 studenti, 2 sono arrivati alle finali individuali). La loro grinta e determinazione, il loro essere team, è stato messo in risalto anche dalle magliette, che nero su bianco comunicavano citazioni sulla matematica.
Insieme hanno superato le provinciali a febbraio, e sono arrivati il 9 maggio alla semifinale a Cesenatico classificandosi settimi. Grazie al ripescaggio hanno gareggiato in finale sabato 10 maggio, e nonostante non abbiano vinto, questo ha comunque segnato un record per il liceo Rambaldi-Valeriani, che non era mai arrivato alla finale a squadre.
I 7 ragazzi, allenati da Alessandro Gambini e Federica Ferretti, dello staff di ForMATH, sono soddisfatti del risultato, ma già pensano di allenarsi duramente per riprovare a salire sul podio il prossimo anno.
Un allenamento costante e assiduo, che i ragazzi portano avanti in orario extra-scolastico, il sabato pomeriggio, approfondendo alcuni aspetti della matematica che non vengono affrontati in classe, studiando problemi di livello più avanzato, a partire dai quesiti delle edizioni passate. L’obiettivo è imparare, ma divertendosi, studiare la matematica non solo per prendere un bel voto in pagella, ma per riuscire ad assaporare la bellezza dei numeri e delle forme. Come affermano i due coach “La gara deve essere prima di tutto un divertimento, e per riuscire bene l’importante è non farsi prendere dal panico e cercare di prenderla alla leggera, come se fosse un gioco e una sfida da superare per divertirsi”.
Una manifestazione che, oltre a testare le abilità dei vari studenti, ha un’eco anche tra i non partecipanti alla gara. Infatti nella finale, anche il pubblico ha la possibilità di partecipare con una gara parallela e, come afferma Federica Ferretti, “molte persone si avvicinano alla matematica anche grazie a eventi di questo tipo, dove il fare gruppo aiuta a divertirsi e crea uno spirito di squadra, per cui tutti si sentono chiamati a impegnarsi nel raggiungimento di un obiettivo comune”.
La matematica allora acquisisce un ruolo centrale nella dinamica dei rapporti sociali; davanti ad un problema, ognuno mette a disposizione del gruppo la propria formazione culturale, le idee, la propria voglia di mettersi in gioco, elaborando strategie e regole proprie, andando a pescare nei cassetti della memoria di quando si andava a scuola.
Dunque un’esperienza formativa per tutti, un’emozione unica, come testimonia il capitano della squadra del liceo Rambaldi-Valeriani di Imola Tommaso Fadda: “La cosa bella è far parte della squadra!”.
E la matematica diventa – almeno in occasioni come questa – protagonista in senso positivo nella vita di questi ragazzi. Loro alle prossime gare ci saranno e si stanno già allenando per batterti, e tu?
La matematica non sarà mai il mio mestiere… o forse sì?!
L’incubo di ogni studente, quel mostro con la testa Ω, le braccia ∫, la pancia ∆ che si sfilaccia in pungenti tentacoli ∞, esce dalle scuole e si riversa nelle vie della città.
Surreale? Non proprio: è ciò che è avvenuto a Locarno (Svizzera) il 16 e 17 maggio scorso. Lì, la matematica, considerata per generazioni come una disciplina oscura e ostica, ha portato colore ed entusiasmo a tutti i visitatori.
L’obiettivo della manifestazione Matematicando, nata dall’impegno di docenti, collaboratori, responsabili e studenti del Dipartimento di Formazione e Apprendimento della SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana), era infatti quello di sensibilizzare i visitatori e svelare il lato nascosto della scienza dei numeri, per renderla più accattivante.
Da qui la scelta di suddividere il pubblico nelle due giornate: il venerdì è stato dedicato a insegnanti e alunni delle scuole dell’infanzia ed elementari, il sabato lo stesso programma era aperto a tutti, per coinvolgere anche genitori, nonni e fare in modo che l’approccio laboratoriale proposto si diffondesse anche tra le mura domestiche, perché, spesso, il mostro dei numeri spaventa anche gli adulti. Piccoli e grandi hanno avuto la possibilità di cimentarsi in giochi di strategia, rompicapo da risolvere, scommesse, attività motorie, l’affascinante mondo virtuale del software “Cabri Elem”.
Matematicando ha scosso la polvere che paralizza da troppo tempo la matematica, rendendola viva e leggera, moderna e alla portata di tutti: non sono stati presentati teoremi e le loro dimostrazioni, ma prove concrete che tutti quei numeri, quelle formule e quelle strane congetture sono solo l’ingrediente segreto con cui la matematica disgela la realtà che ci circonda. Musica, robotica, giocoleria, origami, bolle di sapone e molto altro si spiegano con questa disciplina che, liberandosi dai pregiudizi, può diventare fulcro di nuove esperienze e scoperte.
La manifestazione ha coinvolto principalmente i bambini, perché con la loro “meraviglia” possono testare senza pregiudizi le potenzialità della matematica e imparare ad usarla come strumento cognitivo. Come afferma la Prof.ssa Silvia Sbaragli, ideatrice di Matematicando, “Il senso della matematica dovrebbe essere legato anche al sottile fascino privo di applicazione che la matematica è in grado di esercitare, così come avviene per le altre discipline. Non si fa musica, arte, narrativa, teatro, cinema, letteratura solo per scopi concreti, per guadagnarci, ma per il gusto di farla, perché ci si crede. Perché non cercare di raggiungere questo ambizioso obiettivo anche con i nostri allievi per quanto concerne la matematica?”. E allora la matematica diventa creatività, gioco, immaginazione, scoperta! Quanta geometria dietro gli origami, quanta fisica deve conoscere un giocoliere per far roteare quattro palline in aria, quanta matematica dentro una favola…
Due giorni forse non bastano per cambiare la forma mentis della scuola, che da sempre insegna la matematica in modo troppo rigido e formale, ma sono sicuramente la scintilla che può portare la luce su qualcosa di nuovo.
Questa manifestazione è come se avesse regalato a ognuno un paio di occhiali con delle lenti speciali, che filtrano la realtà attraverso la visuale della scienza: tutto (o quasi) può essere spiegato con la matematica, la quale non è più il mostro spaventoso con la testa Ω, le braccia ∫, la pancia ∆ che si sfilaccia in pungenti tentacoli ∞, ma un’amica con cui giocare.
Pubblicato su XlaTangente
Prove Invalsi: correzione in diretta videochat
Sul sito www.skuola.net potete trovare l’intervista a Roberto Ricci, direttore di ricerca Invalsi, al link:
http://www.skuola.net/news/scuole-medie/prove-invalsi-correzione-ricci.html
Giovedì 19 giugno ci sarà l’appuntamento per la correzione della Prova Nazionale Invalsi insieme a Roberto Ricci
Catalan soffia 200 candeline
Il 30 maggio 2014 si festeggiano i 200 anni dalla nascita di Eugène Charles Catalan, matematico belga, insegnante e appassionato di teoria dei numeri e teoria combinatoria. Nel 1825 iniziò i suoi studi all’École Polytechnique, famosa università parigina in cui fu anche docente di geometria descrittiva nel 1838, prima di essere frenato dalla sua attività politica: Catalan aveva infatti idee fortemente di sinistra, era un attivista politico, partecipò alle rivoluzioni del 1848 e si rifiutò di prestare giuramento all’impero.
La sua fama si deve principalmente alla famosa congettura formulata nel 1844, in una lettera all’editore del journal de Crelle:« Vi prego, signore, di voler enunciare, nella vostra raccolta, il seguente teorema, che credo vero, nonostante non sia ancora riuscito a dimostrarlo completamente: altri potranno forse essere più fortunati: Due numeri interi consecutivi diversi da 8 e 9 non possono essere entrambi potenze esatte; in altre parole, l’equazione a valore nei numeri interi positivi, ammette una sola soluzione. », diventata teorema nel 2002 grazie alla dimostrazione di Preda Mihăilescu, un matematico rumeno. La dimostrazione fu verificata da Yuri Bilu e fu pubblicata nel 2004 nel Journal für die reine und angewandte Mathematik. Essa fa un largo uso della teoria dei campi ciclotomici e dei moduli di Galois.
Catalan fu poi nominato nel 1883 per essere uno dei tre giurati incaricati di stabilire un premio per una dimostrazione dell’ultimo teorema di Fermat, dall’Accademia delle Scienze belga, che ancora oggi rilascia ogni 5 anni il premio Eugène-Catalan alla personalità belga o francese che abbia illuminato con la propria ricerca aspetti ignoti di matematica pura.
Il nome di questo matematico belga viene dato anche a dei particolari numeri, scoperti intorno al 1838 da Catalan stesso nella risoluzione di un problema geometrico, ovvero: in quanti modi diversi si può suddividere un poligono convesso con lati in n triangoli, tracciandone le diagonali in modo che non si intersechino?
La successione di questi numeri era stata già indicata dal matematico tedesco-ungherese Jan Andrej Segner e ancora prima da Eulero, ed è una successione individuata mediante una relazione ricorsiva non lineare i cui primi termini sono:
Tali coefficienti possono essere collegati al triangolo di Pascal: se li moltiplichiamo rispettivamente per otteniamo la colonna centrale del triangolo.
I numeri di Catalan sono quindi la risposta di molti problemi in matematica discreta e non una mera speculazione teorica. Si possono infatti trovare ulteriori e sorprendenti applicazioni dei numeri catalani in contesti apparentemente scorrelati.
Ad esempio è il numero delle possibili scomposizioni di un poligono regolare di lati in triangoli, tramite diagonali che però non si intersecano. Oppure è il numero possibili percorsi più brevi su una griglia quadrettata di lato , al variare del numero di quadretti , per andare da un estremo all’altro della diagonale principale senza attraversarla. O ancora il numero di coppie di parentesi possibili da collocare in un insieme di numeri che devono essere moltiplicati fra loro, due per volta.
Altre curiosità sui numeri di Catalan:
– è dispari se e solo se è una potenza di 2 meno 1
– Tutti i divisori primi di sono minori di , ma per , quindi è l’unico numero di Catalan primo.
Fonti:
http://webmath2.unito.it/paginepersonali/romagnoli/catalan.pdf
http://webmath2.unito.it/paginepersonali/romagnoli/ghigo.pdf
http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/info/Numeri/Mag10/NumeriCatlan.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Eug%C3%A8ne_Charles_Catalan
http://www.aromatic.org/rudi/024.pdf
Il costo della rivolta contro i test Invalsi
tratto da Repubblica.it
di TITO BOERI
SOLO a settembre sapremo quali sono le conseguenze della “rivolta” contro i test Invalsi nelle scuole superiori, quanti esami sono stati consegnati in bianco, quanti studenti hanno disertato le prove. Sapremo anche quanti docenti hanno permesso che i loro studenti copiassero gli uni dagli altri, rendendo il test di apprendimento del tutto inutile. Ma è tempo già ora di organizzare la rivolta di coloro che pagheranno il costo di queste “agitazioni”: i docenti, a partire da chi si è visto invalidare il test sulla propria materia da un collega che magari non li ha neanche informati della sua intenzione di boicottare l’esame, gli studenti e le loro famiglie. La rivolta contro l’invalidazione degli Invalsi dovrebbe andare ben al di là della difesa di queste prove. Come tutti i test, anche gli Invalsi sono perfettibili, a partire dalle modalità con cui vengono svolte e valutate le prove. Ci devono essere ispettori che controllino che agli studenti non venga permesso di copiare e i risultati devono essere valutati da docenti diversi da quelli degli allievi che hanno sostenuto la prova, che hanno tutti gli incentivi a far fare bella figura ai propri studenti. Bisognerebbe, al contempo, raccogliere informazioni sugli studenti assenti alle prove in modo tale da dissuadere gli istituti dall’incoraggiare assenze selettive degli studenti con le performance peggiori. A questo punto i risultati dei test potrebbero essere resi pubblici, scuola per scuola senza
timore di fornire segnali fuorvianti alle famiglie. Che devono comunque chiedere alle scuole informazioni aggiuntive rispetto ai test.
Ad esempio, nell’era di Internet ogni docente dovrebbe affiggere sulla pagina web della scuola una nota in cui descrive a grandi linee come intende organizzare il programma di insegnamento e illustrare i propri metodi didattici e criteri di valutazione. Il nostro sistema scolastico permette alle famiglie, soprattutto nelle grandi città, di scegliere la scuola a cui iscrivere i propri figli. Ci sono vincoli in questa scelta, ma molto meno che in altri paesi, dove l’iscrizione è dettata unicamente dalla residenza. Questa maggiore possibilità di scelta dovrebbe fondarsi su informazioni adeguate sul valore aggiunto offerto dai diversi istituti alla formazione di chi si prepara per il mondo del lavoro. Invece paradossalmente in Italia ci sono meno informazioni che altrove sui contenuti formativi dei programmi didattici, sugli sbocchi professionali e sull’accesso all’università dei diplomati nei diversi istituti. A cosa si deve questo paradosso?
Ci sono sicuramente barriere di natura ideologica ad ogni tipo di valutazione svolta dall’esterno. C’ è poco da argomentare contro i pregiudizi. Bene ricordare un vecchio adagio popolare: “se non ti poni il problema di misurare una cosa, significa che quella cosa per te non ha alcun valore”. Chi non vuole misurare la qualità
dell’istruzione, non assegna alcuna importanza alla scuola. C’ è poi il rifiuto dei test standardizzati. Molti docenti ritengono che solo loro siano in grado di definire parametri di valutazione adeguati, che tengano conto della specificità del loro programma di insegnamento. La ragione ultima, talvolta inconsapevole, di queste obiezioni è che chi viene valutato vorrebbe sempre costruirsi il proprio test. Quelli standardizzati servono proprio ad evitare che i docenti scelgano di adottare criteri di valutazione favorevoli ai propri studenti, dunque a se stessi. E permettono di svolgere comparazioni del livello di apprendimento prima e dopo l’operato di un docente, oltre che fra classi e scuole diverse. Ci sono poi i timori di alcuni docenti che la valutazione possa ritorcersi contro di loro. Nel caso dei bravi docenti sono paure del tutto infondate: i miglioramenti compiuti dagli studenti nelle loro materie vengono ben monitorati da questi test che, non a caso, sono in genere molto coerenti fra di loro.
Non è neanche vero che le prove distolgano le scuole dal perseguimento dei programmi didattici inducendole a preparare gli studenti per i test, anziché perseguire i programmi didattici. Le conoscenze che i test intendono valutare sono parte integrante degli standard minimi educativi. E non è affatto detto che il cosiddetto “teaching to the test”, insegnamento finalizzato a una migliore performance nel test, sia efficace. Ma forse gli ostacoli
più forti al miglioramento delle informazioni sulla qualità del nostro sistema scolastico vengono dalla politica. Senza questi dati non è possibile valutare le tante piccole modifiche, più di facciata che di sostanza, apportate da ministri che vogliono solo apporre una bandierina, mostrare di avere fatto una “riforma” che immancabilmente porta il loro nome. La mancanza di valutazione rafforza la discrezionalità della politica. Può fare tutti i cambiamenti che vuole, magari definendoli sperimentali. Tanto poi non ci sarà nessuno in grado di valutarne gli effetti.
I test standardizzati permettono di valutare queste pseudo-riforme. Ad esempio, uno studio condotto da Erich Battistin, Ilaria Covizzi e Antonio Schizzerotto dell’Irvapp di Trento e basato proprio sui test Invalsi ha dimostrato che il ripristino dei cosiddetti esami a settembre (al posto del recupero dei debiti formativi in corso d’anno) ha accentuato le differenze quanto a conoscenze linguistiche tra studenti liceali e studenti di scuole
tecnico-professionali, peggiorando la qualità dell’istruzione soprattutto per chi viene da famiglie con redditi più bassi. Chi oggi rifiuta le valutazioni in nome dell’egualitarismo dovrebbe riflettere su questo risultato. Senza le informazioni offerte dai test standardizzati la battaglia contro la scuola di classe rischia di avere le armi spuntate.